Pagare per giocare: per il TFN della FIGC lesa l’immagine e la credibilità propria dell’intero movimento calcistico nazionale.







Il Tribunale Federale Nazionale (TFN) Sezione Disciplinare della FIGC con il Comunicato Ufficiale n. 47/TFN – Sezione disciplinare (stagione 2018/2019), visionabile al seguente link, ha trattato due casi di violazione dell’art. 1bis comma 1 CGS che hanno avuto origine da un’inchiesta televisiva eseguita dall’emittente LA7 e denominata “Calcio Marcio”.


In particolare, il Giudice federale è stato chiamato a decidere in merito a vicende che hanno visto coinvolti due calciatori, di cui uno minorenne, e tre individui facenti parte dell’Organizzazione Federale, uno dei quali iscritto anche all’Albo dei Procuratori Sportivi.


In entrambi i casi i soggetti tratti a giudizio, millantando rapporti con società professionistiche (in un caso arrivando financo a predisporre un falso documento contrattuale riferibile alla società Delfino Pescara 1936 spa), hanno chiesto a due differenti giocatori (uno svincolato e, per come già detto, uno addirittura minorenne) delle somme di denaro al fine di favorirne il tesseramento con le stesse.


Il TFN, dopo aver accertato l’attribuibilità agli incolpati dei fatti così come indicati nell’atto di deferimento della Procura Federale, ha condannato gli stessi a pene variabili dai mesi 18 di inibizione alla preclusione alla permanenza in qualsiasi rango o categoria della FIGC. E’ stata ritenuta, infatti, violata la disposizione dell’art. 1bis comma 1 del CGS che punisce ogni comportamento contrario ai doveri di lealtà, correttezza e probità.


Nel proprio impianto motivazionale il TFN ha spiegato che i fatti contestati si appalesano di particolare gravità, non solo, per aver visto coinvolti soggetti proclivi verso comportamenti e atteggiamenti antiregolamentari ma anche perché risulta lesa “l’immagine e la credibilità propria dell’intero movimento calcistico nazionale con grave dispregio dei propri fondanti valori di probità, lealtà e correttezza, accreditando la falsa opinione che nel sistema calcio per poter raggiungere certi traguardi (tesseramento con società orbitanti in ambito professionistico) non sia sufficiente poter contare solo sulle proprie qualità tecniche, dedizione e abilità sportiva, ma, in alcuni casi, anche necessario essere disposti ad elargire somme di denaro da corrispondere in favore di soggetti all’apparenza “introdotti” con dirigenti e società professionistiche”.


Si tratta di una decisione certamente importante perché tesa a punire condotte disdicevoli (oltre che penalmente rilevanti) che, facendo leva sui sogni e sulle speranze degli sportivi (il fenomeno, invero, travalica il mondo del calcio), soprattutto giovani, e delle loro famiglie, generano confusione nel sistema sportivo che, invece, deve necessariamente reggersi sulla meritocrazia e sulla regolare e leale competizione anche tra gli aspiranti atleti.